Ottobre 15, 2024

Satuno Buttò è uno degli artisti più complessi del panorama artistico internazionale.  La ricerca costante dell’identità dei modelli lo porta a selezionare persone che rappresentano già esteticamente una psicologia eterogenea. Sempre in bilico tra mistico e blasfemo, nelle sue opere prevale spesso un elemento a cui è molto legato: La rievocazione del sangue, espressa con l’intensità dei rossi. Per Saturno è il mistero della sacralità e della perversione, infatti i suoi ritratti riecheggiano personaggi sacrali nella loro veste umana, dominati dagli istinti e dalla caducità dei corpi e dei tempi. 

In molti ritratti le donne raffigurate nude o semivestite, mostrano corpi esili, privati a volte della feconda bellezza, con mascherine sanitarie quale testimonianza dell’afflizione umana, abbandonata ai mali della contemporaneità, all’eros virtuale, alla ricerca del piacere oltre i limiti umani. 

La donna è altresì da lui dipinta in tutta la sua bellezza e floridità, con un fascino sensuale e diabolico  che punta alla distruzione e all’annichilimento.

Ma la vastità dei suoi progetti , sebbene seguano una logica del tutto personale, volta “all’attitudine all’immagine per il piacere di crearla e solo dopo di guardarla”, fanno di lui un artista poliedrico , scevro dai condizionamenti di mercato. Non si preoccupa infatti, se il pubblico apprezza o meno i suoi dipinti, la sua è un’autorealizzazione attraverso l’arte. La sua ambizione è quella di decorare una Pala d’Altare, luogo sacro dove tutti pregano e contemplano. “È la religione che determina la nostra cultura”, sostiene Saturno, per cui il sacro è ciò che condiziona le nostre abitudini, pensieri, morale.  

Nasce  a Portogruaro nel 1957, Saturno Butto’ frequenta il Liceo Artistico e l’ Accademia di Belle Arti di Venezia, consegue il diploma  nel 1980.  La sua formazione  è caratterizzata dal culto dell’arte sacra europea , sviscerandone più che i contenuti la forma. L’umanizzazione del sacro, rivela aspetti terreni volutamente taciuti nella tradizione sacrale. L’artista ha il compito di contestualizzare quanto attinto dal passato, perché il messaggio perpetuo possa essere trasposto e compreso nel presente. 

La prima esposizione di Saturno Buttò è avvenuta nel 1993, intitolata “Ritratti da Saturno”, dopo oltre un decennio trascorso a perfezionare la sua tecnica ad olio. Da lì una carriera brillante, che lo ha reso tra i pittori più apprezzati nel panorama Internazionale.

Successivamente ha pubblicato altri quattro cataloghi monografici: ”Opere 1993-1999” e  “ Martyrologium ” (2007) e “Saturnicore (2013) e “Breviarium Humanae Redemptionis” (opere dal 2007 al 2014) L’artista vive e lavora a Bibione in provincia di Venezia.

Tra i suoi progetti più ambiziosi, che lui stesso definisce di “nicchia”,  si annovera quello di ritrarre il percorso evolutivo di una fanciulla dai sette anni di età per circa un decennio , almeno due volte l’anno. La nudità della fanciulla, simbolo della  purezza in piena trasformazione , per quanto altamente disturbante,  come afferma lo stesso Buttò, non è certamente destinata ad esposizioni  per un vasto pubblico. Questa è la prova dell’ intima essenza dell’arte, concepita non per ottenere consensi ma come testimonianza di un pensiero, di un vissuto altamente personalistico nel contesto di una contemporaneità improntata a valori mutati e mutanti e ad una bellezza contraddittoria.