Marzo 29, 2024

ANTONIO CANOVA e la storia di PSICHE risvegliata con un bacio da EROS.

Ci sono opere che lasciano col fiato sospeso, le percepiamo con la vista, ma entrano dentro e coinvolgono tutti i sensi, come un vento impetuoso, e dopo non si riesce più ad essere come prima. Lo stupore permette di percepire con la ragione dei sentimenti ed avere percezione dei simboli. Sono i segni, i significanti, i significati, i simboli che l’artista sapientemente dosa nel costruire l’opera che richiamano il nostro essere a risvegliare lo stupore. Anche se oggi ci si stupisce sempre meno. Si prova meraviglia, si rimane sbalorditi, più spesso confusi, disorientati. Ma quello stupore che risveglia i sensi e ci fa sentire vivi senza tempo e senza tempi è sempre più raro che accada e che si provi. Siamo attutiti, schermati da giuste remore e sacrosante sfiducie. Giulio Carlo Argan parlando dell’opera Eros e Psiche di Antonio Canova commissionata nel 1794 dal Principe russo Nikoaj Jusupov conservata all’Ermitage mettendola a confronto con la prima versione, commissionata nel 1787 dal colonnello John Campbell (Barone Cawdor dal 1796), disse: “…Aveva la struttura metrica e perfino le cadenze e le rime della poesia ed anche questa saliva poi a pensiero filosofico sull’affinità dei concetti di Bello e di Amore… serviva alla metamorfosi in atto nella cultura russa quella concezione laica del bello, così diversa da quella teologica e teocratica della tradizione bizantina…” . Antonio Canova appena trentenne aveva terminato il Monumento funebre a Clemente XIV nel  Basilica dei Santi Apostoli a Roma, per riposarsi e si era recato a Napoli. È lì, nella città di Partenope, che incontrò John Campbell ch’era di ritorno dalla Sicilia, ma fu a Roma che tramite il pittore e storico dublinese Enry Tresham riuscì a convincere lo scultore di Possagno, già celebrato come un grande artista, a commissionare Eros e Psiche amanti. Non si sa, con precisione, cosa mosse Campbell a scegliere questo soggetto. Canova ci lavorò subito e produsse dei modelli in argilla, ma i documenti e le testimonianze raccontano che molti furono i particolari che cambiarono sia dai modelli in creta, sia dal modello in gesso, di più, Antonio cambiò dei dettagli anche in corso d’opera mentre realizzava e rifiniva la scultura in marmo. Ma quale fu dunque l’ispirazione che diede al Maestro tanto coinvolgimento, tanto da trattenere l’opera più del dovuto? 

 

Giulio Carlo Argan ci offre un indizio, un percorso, dice che questa prima versione di Eros e Psiche è stata pensata con la struttura metrica e le cadenze della poesia. Una poesia che sa di Bello e di Amore, ma che risente della teologica e teocrazia della tradizione bizantina. 

Bello, Amore e teologia di antica tradizione che nella seconda metà del settecento Antonio Canova respirava a Roma. Campbell dal suo canto, doveva essere ispirato dall’amore per l’avvenente, e bella Isabel Caroline Howard che sposò due anni dopo, il 28 luglio del 1778. 

E si può immaginare che fosse innamorato, rapito dalla bellezza di Isabel, di diciotto anni più giovane di lui, perché entrando in aprile del 1787 nello studio romano dello scultore vide la bellezza di un’altra opera direttamente associata all’innamoramento: l’ Amorino Lubomirski ch’era in lavorazione. Non resistette il colonnello e chiese a Canova di eseguirlo anche per lui. Quest’ amorino, Eros bambino, ebbe più fortuna perché al contrario del gruppo di Eros e Psiche che, in effetti, non fu mai del committente non partì mai per l’Inghilterra, quest’opera arrivò prima a Londra e giunse poi nella   residenza di Campbell a Stackpole  Courtn nel Galles nel 1790, dodici anni dopo il matrimonio con la giovanissima Isabel.

Eros, Amore, scende su Psiche che svegliata dal primo bacio cinge il capo del suo amato e attende il secondo. Le ali sono spiegate, vedendole frontalmente formano un triangolo col vertice che culmina sulla pausa tra le due labbra che stanno per ricongiungersi. Sul retro si scorge la faretra colma di frecce, è fissa sul fianco sinistro del dio. Una freccia campeggia posata sulla veste di lei. Poco distante l’ampolla che Proserpina le aveva dato perché fosse consegnata a Venere e fosse compiuto anche l’ultimo comando della dea della Bellezza. I capelli di lei sono sciolti ondeggiati da una tormenta  che pare calmarsi sulla gamba piegata di lui. I capelli tormentati di Psiche evocano per noi, che la storia la leggiamo da posteri, i capelli di Dafne scolpita con Apollo e di Proserpina immortalata con Ade che Canova  aveva realizzato tra il 1621 e il 1625 per il cardinale Scipione Caffarelli Borghese. Le ali di Eros sono dunque un triangolo isoscele con il vertice in basso e senza il cateto più corto. Questa forma antica evoca e fa da prologo a quella teologia che aveva magistralmente intuito Argan. È il Dio Amore che scende a svegliare Psiche, l’Anima e a darle l’immortalità. È il Dio amore che salva l’uomo, dal primo all’ultimo creato. È l’amore che supera la sua stessa essenza trascendente e si fa carne. È il triangolo di Dio che col vertice alzato simboleggia  Jahvè. È il triangolo antico che nel sigillo di Davide campeggia con due triangoli sovrapposti, ma per i primi cristiani il triangolo col vertice verso il basso Simboleggiava l’Amore, Eros che era venuto a esser carne, nell’essenza messianica e aveva reso l’anima immortale, vincendo la morte con la croce e la resurrezione.  Ecco allora che hanno un nuovo senso le prove che impose  Venere a Psiche, ecco allora che hanno nuova significazione le ali sue che sono di farfalla; summa simmetria, magnifica armonia. Bruco – Crisalide e infine, infinita Farfalla. Un percorso fatto di tre momenti. 

 

Allora tutto si svela, ed ecco che le croci a “ipsilon Y” nella crocefissione, ad alto rilievo, di Nicola Pisano nell’ambone della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Siena, del XIII secolo,  e in quella di suo figlio Giovanni  nell’ambone della chiesa di Sant’Andrea a Pistoia hanno un senso diverso. Non un Christus patient, né triunphat, ma un Gesù amore che scende da quel triangolo Pater a svegliare il teschio posto alla base. Quel cranio che molti scambiano col Colgota è invece il capo di Adamo, il primo uomo che gli artisti medievali sapevano di immaginare con precisione perché lo percepivano nei racconti  che si narravano in quell’epoca e che sarebbero stati raccolti fin dal 1260 da un grande mistico,   frate domenicano e vescovo di Genova, Jacopo da Varazze. 

Antonio Canova  aveva viaggiato per l’Italia, respirato le tradizioni antiche, visitato chiese e conosciuto prelati, teologi, e teocrati. Aveva appreso dalle lectio massoniche la simbologia arcana delle forme primarie, sapeva tradurre in immagine l’immaginario. La materia marmorea si addolciva al taglio degli scalpelli che non erano più di ferro temprato ma di acciaio al crogiolo che gli spagnoli dalla tradizione moresca avevano tradotto a Napoli già nel XVII secolo. È così che il Maestro scalfì il marmo di Carrara per dare raffigurazioni alle mani di Psiche e a quelle di Eros.  La sinistra di lui carezza il seno destro di lei, armonizza la razionalità e la Passione. I due cerchi incrociati danno l’idea di un altro prodigio che si sta compiendo: il primo cerchio descritto dalle braccia di Eros simboleggia la trascendenza che con il Dio Amore scende a coinvolgersi con quello dell’immanenza segnato dalle braccia di Psiche, la principessa umana che da lì a poco diverrà dea immortale.  

Il gruppo marmoreo non giunse mai nella dimora di John Campbell, i documenti si dividono chi scrive che il colonnello non aveva abbastanza denari per garantire il trasporto, chi scrive invece che la corte di Francia aveva già fatto in modo che l’Inghilterra avesse una sorta di embargo con i traffici con l’Europa. Canova trattenne il gruppo marmoreo nel suo studio e lì nel 1800 fu acquistato dall’olandese Enrico Hoppe ma lo cedette subito per

2000 zecchini al generale francese e prossimo re di Napoli Gioacchino Murat,  nel 1801  Murat fece trasportare nel suo castello di Villiers la Garenne, in occasione dei festeggiamenti in onore del Primo Console, Napoleone Bonaparte che si dice ne rimase profondamente affascinato. Nel 1809 Napoleone lo fece trasferire al castello di Compiègne da dove passò definitivamente al Louvre trasformato in Musée Napoléon.

Ci sono opere che lasciano col fiato sospeso, le percepiamo con la vista, ma entrano dentro e coinvolgono tutti i sensi, come un vento impetuoso, e dopo non si riesce più ad essere come prima. Lo stupore permette di percepire con la ragione dei sentimenti ed avere percezione dei simboli. Eros scende su Psiche che per amore superò prove tremende. Per Amore Cupido scese sulla terra baciò Psiche – Anima e tra lo stupore degli dei e degli uomini la rese immortale. 

     Alberto D’Atanasio
  Docente M.I.U.R. di Storia dell’Arte, 
                                                        Estetica dei Linguaggi Visivi. Teoria della percezione 
                                                                                      e Psicologia della forma